Un’oboista classica incontra la musica etnica

Ecco il testo che ha mandato Angela Paletta sulla nostra esperienza con il gruppo di Nando Citarella a Palermo:

Una stretta di mano, un caffè speciale, un confetto al limoncello di Sorrento e una sfogliata grande divisa equamente tra i presenti : è così che è cominciata l’avventura del connubio tra i fiati del Teatro della Memoria e “ La Paranza”, in un viaggio nuovo ed intrigante di suoni e misteri.

La contaminazione tra etnico, classico, storico giocava a rincorrersi tra ritmi mediterranei ed atmosfere mistiche mentre io mi aggrappavo con tutte le mie forze alle poche convinzioni accademiche che ancora mi rimanevano dopo un paio d’ore di full immersion nella fantasia più totale.

Ma… farsi sommergere è d’obbligo, mi ci sono abbandonata senza più remore ed è stata un’esperienza indimenticabile : musica non è più soltanto un grumo di macchioline gettate in modo ordinato su un fascio di righe delineate con cura, da rendere nel miglior modo possibile, ma qualcosa che nasce da dentro, morde le viscere, pulsa nelle vene e chiede di uscire.

Come negarlo? E, sebbene le regole che determinano questo modo di esprimersi siano ferree quanto invisibili, ecco che tutto fluisce, in un intreccio di  suoni e parole che ha condotto passo passo il pubblico che gremiva Piazza Pretoria a Palermo, la sera dello scorso sabato (17/9/2011)…la notte anzi, fino al saluto globale al grido di “Leva! Leva!” ritmato dal battito di centinaia di mani.

Struggente incanto nella voce di Gabriella (Aiello) e trascinante entusiasmo in quella di Nando (Citarella), graffiante interpretazione nel parlato di Pino (Calabrese), accompagnati da noi tutti musicisti, in un continuo ed incessante dialogo nella cornice stupenda di quello spazio a lato della fontana detta “della vergogna” per ciò che vi è rappresentato, ma in realtà magnifica e sontuosa.

…talmente coinvolgente da farmi perdere la nozione del tempo quando, la mattina successiva, per chissà quale occasione di festa sono stata svegliata da alcuni botti : il mio primo pensiero, nel dormiveglia è stato “ I cannoni del porto!I pirati… sono sbarcati i pirati!”, prima di rendermi conto che l’epoca è ben altra e forse il pericolo primario non è esattamente quello!

Toccata e fuga, a Palermo, quindi, il volo di ritorno attendeva e un altro concerto, stavolta non incentrato sui Beati Paoli ed i loro riti di iniziazione, ma musica pura e semplice, tammorre, percussioni, fiati, violino, chitarre… ed il Fossato di San Nilo di Grottaferrata era gremito di gente in attesa di unirsi in una tarantella globale, nuovamente assieme per ore, rinnovato entusiasmo nonostante la stanchezza.

Ed il mio oboe, ben lungi dall’essere una primadonna, diventa colore, uno tra tanti, ma integrante, come tutti.

Perchè, come saggiamente ha detto Pino, in una tela i colori sono molti, ma tutti importanti per la riuscita dell’insieme.

Ed il rinnovarsi, sempre e continuamente, un piacevole obbligo per chi ha fatto della musica la propria vita.

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