“Della bellezza di Palazzo Vecchio noi tutti abbiamo bisogno”

Ricordi e considerazioni di Maria Cristina Esposito a qualche settimana di distanza dallo spettacolo de Il Teatro della Memoria con Modo Antiquo

E’ stata un’esperienza unica poter danzare nel cuore del Rinascimento, avvolti dalla bellezza del Salone dei Cinquecento (…con Daniel eravamo reduci dal Reale e Magnifico Convito aretino in onore del Vasari!). Bellezza che si è respirata nella musica, nelle voci, nei ritmi equilibrati e assolutamente godibili di prove e concerto, nel gioco coreografico e nell’affiatamento dei danzatori (benvenuto ne Il Teatro della Memoria, Francesco!), nel silenzio attento della Sala gremita. Dono nel dono, l’abbraccio col musicologo aquilano Francesco Zimei rivisto dopo anni, dopo il terremoto… Ho danzato con la gioia nel cuore; non sarei ripartita da Firenze. Ieri guardavo la marcia degli «Indignados» (ancora un amico musicologo in prima fila, Stefano Zenni) e pensavo ai paradossi del nostro Paese: quanto lavoro la storia, l’arte e la cultura italiane potrebbero offrire ai giovani se solo i nostri politici e amministratori fossero un po’ più lungimiranti, e magari un po’ più colti. L’Aquila verrà ricostruita anche con i progetti di giovani laureati e dottorandi di architettura e ingegneria. La cultura può dare lavoro – anzi, deve: perché della bellezza di Palazzo Vecchio a Firenze (come di Collemaggio a L’Aquila, dell’Annunziata a Sulmona, o dei mille altri tesori italiani ai quali siamo assuefatti) noi tutti abbiamo infinito, disperato bisogno, anche quando non ce ne rendiamo conto…

Un abbraccio!
Maria Cristina
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