In scena il 13 e 14 novembre all’Auditorium Parco della Musica
Silvia Mozzachiodi

La trentaseiesima edizione del Romaeuropa Festival ha offerto un’ampia panoramica sulle modalità d’interazione tra danza e musica, tradizionalmente considerate arti sorelle. Il prossimo spettacolo in cartellone, all’Auditorium Parco della Musica il 13 e 14 novembre, realizza una profonda relazione tra i due linguaggi: La nuova abitudine della coreografa e drammaturga Claudia Castellucci, Leone d’Argento alla Biennale Danza 2020.
Ispirato all’antico canto liturgico ortodosso Znamenny, lo spettacolo è un dialogo scenico tra i danzatori della compagnia Mòra – fondata e diretta da Claudia Castellucci – e i Cantori del Coro di musicAeterna di San Pietroburgo. Partendo dalla secolare tradizione corale dell’Europa Orientale, la coreografa ha ricercato una “nuova abitudine” sviluppata mediante una conoscenza corporale primitiva e una tecnica di assimilazione discreta. Il risultato è una danza che coglie e restituisce la purezza di questa tradizione musicale, “una danza che cammina e che impara il movimento dai moti del fumo e dagli assalti spirituali della notte”.
La nuova Abitudine
Coreografia: Claudia Castellucci
Danzatori: Sissj Bassani, Silvia Ciancimino, Guillermo De Cabanyes, René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann
Cantori del Coro di musicAeterna: Ivan Gorin, Kirill Nifontov, Aleksei Svetov, Artem Volkov
Musica: Repertorio storico dei Canti Znamenny, San Pietroburgo
Fastigio musicale della fine: Stefano Bartolini
Assistenza Coreutica: Sissj Bassani
Abiti: Iveta Vecmane
Scenario e Luci: Eugenio Resta
Addetta alla Produzione, Organizzazione e Distribuzione: Camilla Rizzi
Direzione della Produzione: Benedetta Briglia
Tecnica: Raffaele Biasco
Tecnica in sede: Carmen Castellucci, Francesca Di Serio, Rocìo Espana, Gionni Gardini
Amministrazione: Michela Medri; Assistenza amministrativa: Simona Barducci, Elisa Bruno
Produzione: Societas
In co-produzione con musicAeterna, San Pietroburgo; Teatro Piemonte Europa / Festival delle colline Torinesi
Biografia
Claudia Castellucci, drammaturga e coreografa, nasce a Cesena nel 1958. Durante gli anni della sua formazione scolastica a indirizzo artistico (Liceo Artistico, Sezione Architettonica e Accademia di Belle Arti a Bologna Sezione di Pittura), fonda con il fratello Romeo, Chiara Guidi e Paolo Guidi la Societas Raffaello Sanzio, una compagnia di teatro attiva dal 1981 al 2006, anno in cui si trasforma in Societas, dando luogo a sviluppi artistici distinti per ognuno degli artisti fondatori. Da allora ha continuato a produrre arte, tra cui la mostra I passanti e La Celebrazione dei gesti istoriali. Dopo aver scritto i dialoghi Santa Sofia-Teatro Khmer, manifesto di un teatro iconoclasta messo in scena dalla Socìetas nel 1986, Claudia Castellucci incomincia una propria ricerca metrica e melodica che trasmette e approfondisce nella Scuola teatrica della discesa (1989-1993). Negli anni successivi lo studio si allarga al movimento ritmico. Sue sono le principali sequenze motorie in Giulio Cesare (1997) e in Genesi. From the museum of sleep (1999). Dal 1993 al 1999 riprende altri cicli triennali di libera scuola e nel 2003 incomincia un’altra scuola più specificamente rivolta al movimento ritmico: la Stoa, con sede a Cesena, presso il Teatro Comandini, sede della Compagnia. È allora che intraprende studi particolari sul movimento ritmico circolare in rapporto alla musica, avvicinandosi alle esperienze folkloriche più arcaiche, e sul canto gregoriano. Nel 2009 fonda Mòra, compagnia che realizza Homo Turbae, La seconda Neanderthal, Verso la specie, All’inizio della città di Roma e Il trattamento delle onde. Con Fisica dell’aspra comunione riceve il riconoscimento del Leone d’Argento per la Sezione Danza della Biennale di Venezia diretta da Marie Chouinard.
Nel 2011 conduce l’École du rythme nella città di Bordeaux e nel 2014 fonda la Scuola Cònia, un corso estivo di Tecnica della Rappresentazione che si sviluppa in tre anni. La sua produzione drammaturgica riprende nel 2012 con la composizione de Il Regno profondo, un dramma diviso in tre parti: il monologo La vita delle vite, la ballata Dialogo degli schiavi, con gli arrangiamenti musicali di Scott Gibbons (2013) e il dialogo Perché sei qui? (2017). Scrive i dialoghi di alcune opere di Romeo Castellucci (Metope del Partenone, Go down Moses, Democracy in America, The Minister’s Black Veil e La vita nuova) e diversi testi di drammaturgia, di arte scolastica e di coreografia. Tra questi: Uovo di bocca (Bollati Boringhieri 2000), Setta Scuola di tecnica drammatica (Quodlibet 2015), e Bollettini della Danza (Edizioni Sete 2019).
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