Corde di budello: condannate dalla mucca pazza e salvate dal Web?

Ospitiamo con piacere un intervento di Emanuela Vozza

Corde di budello? Ebbene sì, sono proprio loro al centro dell’attenzione in questi ultimi giorni. Tra facebook, twitter e i blog si sprecano ad opera degli internauti le condivisioni che le riguardano, i video che ne dimostrano le qualità, gli articoli che ne difendono il valore intrinseco. Questo antichissimo “strumento musicale” frutto dell’Arte Cordaia, troppo spesso adombrata dalla sua gemella l’Arte Liutaria, torna imprevedibilmente a far parlare di sé in tempi di crisi. Questa volta non si tratta della tristemente nota crisi economica, ma di una crisi talmente sommersa da risultare invisibile perfino ai musicisti il cui suono da questa nobile Arte dipende.

All’origine della crisi della corda di budello nientemeno che uno dei casi alimentari più eclatanti dei nostri tempi: lo scandalo della cosiddetta “mucca pazza”. Si stima che il budello bovino copra infatti il 90% circa della produzione attuale di corde armoniche (mentre nei tempi passati le abitudini alimentari portavano a prediligere il budello di ovino). Ecco che le restrizioni promosse dallUnione Europea e le iniziative dei singoli Stati Membri hanno creato indirettamente negli anni una sorta di corsa agli ostacoli per i nostri Maestri Cordai di tradizione.

Il violoncello di Jean Ouvrard (Parigi 1745, collezione privata, Ginevra), con montatura storica in corde di budello, nude e rivestite d'argento. (foto Emanuela Vozza, tutti i diritti riservati)

Finora, non essendo riconosciuti come categoria da proteggere e non avendo mai costituito una sorta di “ordine” o di “corporazione” come si faceva in tempi antichi, i Cordai si sono dovuti per lo più rivolgere singolarmente alle autorità col solo peso della loro parola. Un’impresa a dir poco titanica, di fronte al continuo fiorire di apparati burocratici sempre più distanti dal cittadino. E’ qui che si innesta la storia tutta contemporanea del “budello 2.0”, per la precisione la nostra storia comincia il 14 Novembre 2011, quando Mimmo Peruffo, uno dei quattro cordai di tradizione europei che danno voce agli strumenti antichi in tutto il mondo, annuncia sul suo sito web la chiusura della produzione di corde storiche.

Con modalità che ci sono sempre più familiari, è sorto immediatamente un movimento di protesta dalla rete, ma se per lo più per argomenti tanto specialistici tutto si limita in genere a sconnesse esternazioni di protesta, questa volta il movimento è stato coordinato in azioni concrete (“mailbombing” e petizioni mirate) in modo davvero orizzontale da un gruppo di musicisti amministratori della Pagina Facebook “Salviamo le corde di budello!” che hanno intessuto una rete, estesa su tutto il globo, fra le persone sensibili al tema. Il movimento ha cominciato a raccogliere i primi pregevoli frutti del suo impegno a soli dieci giorni dall’inizio della mobilitazione, quando i funzionari italiani del Ministero della Salute si sono finalmente resi conto delle incongruenze legislative che penalizzavano fortemente i cordai e con azione davvero repentina, hanno posto rimedio. La ricaduta immediata, accolta con festeggiamenti e brindisi virtuali dagli internauti, è stata l’annuncio della prossima riapertura della produzione di corde di budello ad opera del Maestro Peruffo. 

Ma le attività promosse dai musicisti di “Salviamo le corde di budello!” non si sono fermate di fronte a questa prima vittoria, né di fronte alle maldicenze (anche altolocate) di quanti sostenevano che tutto questo gran parlare di corde di budello in pericolo non fosse altro che l’ennesima bufala proveniente dall’oceano del web. Ad una più cauta analisi storica dei fatti, era evidente a chiunque che il problema non fosse limitato ad un singolo cordaio o alla corderia italiana, ma che l’intero sistema cordaio europeo fosse esposto a rischio d’estinzione a causa della sua strutturale fragilità di fronte ad ogni possibile emergenza presente o futura. Il tassello palesemente mancante era infatti una rigorosa e definitiva tutela europea che facesse calare dall’alto disposizioni di protezione concreta per questi pochissimi e preziosi epigoni di una tradizione che non possiamo permetterci di perdere, ancora una volta.

Corde di budello nudo (foto Aquila Strings, tutti i diritti riservati)

E’ notizia freschissima che proprio nei giorni scorsi, sotto la pressione della petizione europea, dell’intervento di tre euro-parlamentari e di eminenti figure della Musica Antica, oltre che della stampa, si sono tenuti a Bruxelles importanti colloqui ed una decisiva Commissione Tecnica Urgente. In questa sede, di fronte ai più alti funzionari europei sono state gettate finalmente le basi per una concreta e definitiva tutela legislativa della categoria dei Cordai; le leggi studiate e concordate dai tecnici vedranno la loro applicazione nei prossimi mesi. A questo punto possiamo dire che tutti gli scopi principali del movimento “Salviamo le corde di budello!” sono stati raggiunti, e per di più in tempi davvero sbalorditivi. Si tratta di un caso più unico che raro di democrazia attiva ed autogestita dai cittadini, di grande energia ed efficacia, che incoraggia di certo a perseguire anche in futuro queste forme di partecipazione informata dal basso, soprattutto per quelle tematiche culturali troppo spesso marginalizzate (quando non mortificate) dalla politica ufficiale.Nel frattempo il battagliero gruppo degli internauti sostenitori dell’Arte Cordaia, ben lungi dal disperdersi dopo la chiusura delle petizioni, ha costituito un nuovissimo blog “Amor Cordis!”tramite il quale continuerà ad organizzare e diffondere iniziative culturali a sostegno di questa umile e nobilissima tradizione delle corde di budello.

Un augurio di buona Musica a tutti!

Emanuela Vozza
violoncellista e storica dell’arte
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Pagina Facebook “Salviamo le corde di budello!”:

– Blog “Amor Cordis!”


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