Che ne direbbe «er Sor Cencio»?

Sor Cencio (Vincenzo Jacovacci) il mitico impresario romano dell’Ottocento, oculato fino alla spilorceria, abilissimo nel districarsi fra cambi di governo e veti papali, gestì per quasi quarant’anni i principali teatri romani.

Appoggiato dai Torlonia, fu il fautore de «l’arivamento de la gran maravija der ballo» al tempo delle stelle romantiche e del lancio di Luigi Manzotti come coreografo assai prima dello straordinario successo dell’Excelsior.

Sostenne Giuseppe Verdi, di cui, fra l’altro, portò sulle scene romane Un ballo in maschera rifiutato dalla censura a Napoli.

Sposato in seconde nozze con la danzatrice Luigia Brunetti, visse per l’arte, per la quale lasciò al fratello il negozio di pesce ereditato dal padre non temendo i rovesci della sorte, compresi l’arresto e la bancarotta, da cui seppe sempre risollevarsi.
Che direbbe ora «er Sor Cencio» dei destini del «suo» Teatro Valle che si teme possa trasformarsi in un bistrot?

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scritto da Claudia Celi

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